giovedì 15 settembre 2011

Amsterdam e il giardino diffuso

Primo pomeriggio di un paio di giorni alla scoperta di una città sconosciuta. Mi avventuro per le strade del quartiere Jordaan. Sopresa: niente turisti, niente biciclette che ti sfrecciano affianco peggio delle automobili, niente miasmi da coffee shop. Mi riprendo dall'impatto iniziale con Amsterdam, la città più... adolescenziale che abbia conosciuto! Fra le strade di questo quartiere, che corrono parallele fra loro e si intersecano ortogonalmente, è facile perdersi.

Le facciate delle case si susseguono ordinate una dietro all'altra. A distinguerle piccoli "giardini di strada" improvvisati a ridosso degli edifici. Si tratta di piccoli spazi, spesso soltanto dei ritagli di terra a destra e sinistra delle porte di ingresso. Eppure quante piante ci possono stare! e non solo, ognuno di questi piccoli - a volte davvero minuscoli - giardini è spesso arricchito di una panchina, una scultura, talvolta addirittura un tavolino con un paio di sedie.

Qui le strade sono spesso strette e la luce cade radente sulla facciata degli edifici e quasi ogni ingresso è accompagnato da qualche pianta. L'insieme ha qualcosa di aggraziato e gioioso e vagamente malinconico come la canzone di un signore che, cantando, fila via in bicicletta.

Oltre a questa fuga di piante lungo la maggior parte delle strade, si assiste, quando lo spazio si apre in slarghi e piazzette al fiorire di aiuole pubbliche che hanno tutto l'aspetto di essere gestite ancora una volta da privati cittadini, sempre mossi da quella che mi sembra una volontà di ingentilire e rendere più aggraziato il percorso di ogni giorno attraverso la città.


Abbiamo un giardino quando un qualche rappresentante del genere umano entra in relazione con qualche rappresentante del mondo vegetale.

La natura di questo rapporto poi, il grado di comunicazione che sarà possibile instaurare fra i rappresentanti di dei due regni e la complessità di interazioni che verranno a crearsi con gli animali e le sostanze minerali presenti sul posto, determineranno la natura del giardino. La sua salute e, oserei dire, la sua felicità.
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