Ci sono giardini che aspiriamo a visitare dal primo giorno in cui apprendiamo della loro esistenza. Si imprimono nella lista delle nostre aspirazioni turistico botaniche e lavorano di sottecchi, riapparendo nelle nostre letture, sugli schermi dei nostri computer e nella nostra mente, alcuni ce li sognamo anche! fino a quando non arrivano in cima e "dobbiamo" visitarli.
Il giardino di Piet Oudolf è in qualche misura uno di questi luoghi per me e a settembre quest'anno ho avuto l'occasione di recarmi a Hummelo per visitarlo. Immancabilmente laddove si crea una forte aspettativa è alto il rischio di delusioni. E in effetti mi aspettavo la perfezione. Sono contento di aver trovato un giardino.
La storia del giardino è ben documentata dal suo stesso autore che ne ha fatto un campo di prova, un laboratorio per sperimentare le soluzioni e le piante che via via andava testando per le sue creazioni, e anche un vivaio per un certo periodo, per allevare in proprio, verificare le caratteristiche, attitudini ed esigenze, di un'intera gamma di piante precedentemente poco usata all'interno dei giardini. In diversi dei suoi libri vediamo immagini del giardino appena piantato e via via più maturo.
Laddove inizialmente, nel grande parterre che costituisce il pezzo forte del giardino a sud dell'abitazione, un largo spazio era ancora lasciato a tappeto erboso e la "composizione" era cadenzata da totem di tasso topiati in forma di cilindri, e le "nuove perenni" - le specie che Oudolf ha portato alla ribalta in giardino e per le quali è giustamente famoso - facevano la loro comparsa rimanendo confinate sui bordi e affacciandosi, per così dire, al giardino spalleggiate dalle siepi perimetrali, oggi tutto lo spazio a disposizione è occupato da questa distesa di erbe che montano spumeggianti e si distendono, si ritirano e investono a ondate il visitatore nel tentativo di avvincerlo anche fisicamente e conquistarlo così alla loro esuberante e rustica bellezza.
Fa da contrappunto a questa zona la parte più prossima all'abitazione, in cui è il vuoto a farla da padrone. Un tappeto erboso occupa esesamente lo spazio accortamente suddiviso in senso diagonale da un vialetto in beole che ha per meta diverse formazioni "geometriche" molto ben definite di tasso e altre erbe dalla forte struttura.
Un tunnel di carpino e siepi di tasso suddividono ulteriomente lo spazio connettendo, introducendo, occultando le diverse parti del giardino accessibili da qui.
Alcuni alberi, un pero vetusto, danno slencio verticale alla composizione. Le "nuove perenni", in questo caso, sono rimaste entro i confini delle bordure, per quanto comincino a starci un po' strette. Sia qui che nel grande parterre, l'impressione è che ci sia bisogno di intervenire con un bel diradamento. E' illusorio pensare che esista un giardino, per quanto siano rustiche e ben adattate le piante che impiego, che non abbia bisogno di una certa manutenzione.
Diversa la situazione della zona a nord dell'abitazione dove un tempo si trovava il vivaio degli Oudolf è oggi ospita lo studio del paesaggista. Anche qui il giardino è definito da un sistema ben delineato di siepi e muri che fanno da quinte e schermi e offrono il giusto contenimento a un prato dal sapore spontaneo e ancora fresco di realizzazione. Oltre le siepi i campi e mandrie di placide frisone al pascolo.
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