Le facciate delle case si susseguono ordinate una dietro all'altra. A distinguerle piccoli "giardini di strada" improvvisati a ridosso degli edifici. Si tratta di piccoli spazi, spesso soltanto dei ritagli di terra a destra e sinistra delle porte di ingresso. Eppure quante piante ci possono stare! e non solo, ognuno di questi piccoli - a volte davvero minuscoli - giardini è spesso arricchito di una panchina, una scultura, talvolta addirittura un tavolino con un paio di sedie.
Qui le strade sono spesso strette e la luce cade radente sulla facciata degli edifici e quasi ogni ingresso è accompagnato da qualche pianta. L'insieme ha qualcosa di aggraziato e gioioso e vagamente malinconico come la canzone di un signore che, cantando, fila via in bicicletta.
Oltre a questa fuga di piante lungo la maggior parte delle strade, si assiste, quando lo spazio si apre in slarghi e piazzette al fiorire di aiuole pubbliche che hanno tutto l'aspetto di essere gestite ancora una volta da privati cittadini, sempre mossi da quella che mi sembra una volontà di ingentilire e rendere più aggraziato il percorso di ogni giorno attraverso la città.
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La natura di questo rapporto poi, il grado di comunicazione che sarà possibile instaurare fra i rappresentanti di dei due regni e la complessità di interazioni che verranno a crearsi con gli animali e le sostanze minerali presenti sul posto, determineranno la natura del giardino. La sua salute e, oserei dire, la sua felicità.